Ecco come possono uccidere il tuo progetto online

In un mondo sempre più virtuale, poter lavorare online è un ambizione in costante crescita. Ormai sono molteplici i metodi per guadagnare tramite il web. La competizione è spietata, con pratiche scorrette portate avanti per affossare la concorrenza. Sfruttando anche le falle nei sistemi che permettono agli utenti di scegliere quale contenuto aprire. In questo articolo vediamo quali fattori incidono nei vari ambiti sul posizionamento e come dei competitors possono uccidere senza troppa fatica il tuo progetto online.

Social Network (Facebook, Instagram, Twitter, etc.)

Uno dei modi più diffusi per guadagnare online è quello di utilizzare i social network, come influencer o creatori di contenuti, attivando la monetizzazione. I social se da un lato sono sicuramente uno degli ambiti più rischiosi, dall’altro rappresentano un modo veloce, tal volta casuale, per fare anche dei bei soldini. Ci sono però vari lati negativi, come la forte esposizione, in proporzione al contenuto ovviamente. Pensiamo ad esempio alle tante persone che ottengono visualizzazioni ridicolizzandosi, mettendo qualcosa in tasca, ma rassegnandosi a vedersi presi in giro per sempre, perché è molto difficile rimuovere i contenuti online. In ogni caso, se decidi di utilizzare i social per il tuo progetto, ecco come potrebbero metterti i bastoni tra le ruote.

Immagine tratta da Pixabay.com per la guida su come possono uccidere il tuo progetto online

I metodi per ostacolare il tuo progetto sui social

Il primo metodo per “uccidere” un progetto sui social è sicuramente quello di puntare sulle insicurezze e debolezze di chi crea i contenuti. Con commenti cattivi e denigratori, fatti spesso da profili fake. L’obbiettivo è quello di scoraggiare la continuazione del progetto. La motivazione? Chi lo sa! Potrebbe essere semplice invidia, rancore personale, competizione aziendale e tendenzialmente qualsiasi altra cosa.

Il secondo metodo, piuttosto diffuso, è quello della segnalazione dei contenuti alla piattaforma utilizzata. Per ogni post pubblicato, come ben saprai c’è la possibilità di segnalare il contenuto, come offensivo, vietato o altro. Ecco, tramite campagne denigratorie più o meno massicce, le segnalazioni al tuo profilo aumentano fino a farlo limitare o addirittura sospendere. Ci sono servizi online che a pagamento fanno questa operazione.

Il terzo e ultimo metodo che vale la pena tenere in considerazione è quello del coinvolgimento involontario e/o inconsapevole in pratiche scorrette e vietate dal social stesso. Ad esempio può capitare di trovarsi taggati in contenuti vietati dalla piattaforma. Se non ce ne si accorge, si rifiuta e toglie il tag, e si segnala il contenuto, potresti trovarti tu stesso limitato per violazione delle norme. Ripetute violazioni portano all’interruzione della monetizzazione e poi alla sospensione dell’account.

Conoscere in quali modi possono metterti i bastoni tra le ruote è il minimo necessario per poter provare a guadagnare tramite i social network. Ovviamente sta a te riconoscere i sintomi di un boicottaggio e capire quali siano le giuste azioni da intraprendere. Per i tuoi dubbi però sappi che puoi contare sulla nostra consulenza gratuita scrivendoci tramite i metodi nella pagina contatti.

Sito Internet

Chiunque ha un sito internet sa quanto sia complicato raggiungere una buona visibilità. Soprattutto se, come nella maggior parte dei casi, si propone un prodotto che non è esclusivo, come ad esempio siti di ricette, tutorial, notizie e vari altri. Più ciò che offri è esclusivo e/o ben fatto, e più teoricamente hai la possibilità di raggiungere un buon posizionamento nei risultati di ricerca, e quindi avere più visite. Parliamo di ottimizzazione delle risorse, usabilità e velocità, e in generale rispettare i criteri web vitals e le pratiche corrette per il buon posizionamento. Ma anche in questo caso non si può stare tranquilli. Infatti più raggiungi un buon posizionamento più ti esponi al boicottaggio. Ad esempio della concorrenza, o di chi semplicemente non è d’accordo con ciò che pubblichi.

Come nel caso dei social network infatti, è possibile commentare negativamente e dannosamente, denigrare, segnalare e cercare di infangare un progetto. Nel caso dei siti internet però ci sono varie altre tecniche molto più dannose, e a nostro avviso anche criminali, per boicottare pesantemente il posizionamento.

immagine da Pixabay.com che illustra un malintenzionato che crea backlink tossici

I risultati di ricerca funzionano tramite gli algoritmi, cioè calcoli complessi, che determinano cosa mostrare prima in base ai termini cercati. Questi algoritmi sono creati dall’uomo, con l’aiuto di varie intelligenze artificiali, e ci sono specialisti del settore che studiano scrupolosamente come poter interpretare i criteri di scelta per provare a influenzare il posizionamento dei risultati.

L’importanza dei Backlink nel posizionamento del sito

Nello specifico, una delle pratiche più utilizzate e che in prima persona ci ha danneggiato pesantemente, è quella di creare link a un determinato sito su siti etichettati genericamente come “spazzatura”. I motori di ricerca, per lo più Google, utilizzato da circa il 97% degli italiani, spendono milioni di euro per creare algoritmi in grado di distinguere i risultati pertinenti e migliori, e filtrare i siti di spam o comunque di bassa qualità. Uno di questi algoritmi seleziona i siti da mostrare in base all’autorità del dominio, che è data in buona parte dal numero di back link che portano al sito. Per questo motivo ci sono centinaia di servizi a pagamento che ti offrono “backlink di qualità”. Questa è una pratica che noi non abbiamo MAI adottato, anche perchè dovrebbe essere teoricamente vietata, ma il cavillo è più di uno, e alla fine lo fanno in molti.

I backlink dovrebbero essere riconoscimenti di siti terzi che decidono di linkare al tuo contenuto, perché ritenuto pertinente e di buon valore. Ovviamente nel caso in cui venga acquistato questo non vale, ma in alcuni casi pare funzionare e purtroppo anche bene. In altri casi però i backlink sono di bassa qualità, e finiscono per penalizzare un sito al posto che aiutarlo a crescere.

Come Google valuta i Backlink

Se da una parte Google cerca di riconoscere i meriti di chi viene linkato da altri siti, dall’altra sa che c’è chi li compra. Per questo ha adottato degli algoritmi “anti-spam” allo scopo di identificare i siti che utilizzando questo trucchetto, e li penalizza. Purtroppo però questo ha subito fornito un assist a chi invece lavora per screditare il lavoro degli altri allo scopo di favorire il proprio. Esistono infatti dei servizi, spesso gratuiti, che forniscono al sito indicato backlink non di bassa qualità, ma proprio dannosi, già etichettati come spam.

Un concorrente può generare con vari metodi backlink tossici al tuo sito, facendolo finire bloccato nei filtri anti spam, e comunque declassato, vedendosi praticamente sparire dai risultati di ricerca. Google afferma che i suoi algoritmi sono a conoscenza di questa pratica, e che tendenzialmente non danno peso a questo tipo di boicottaggio, ma purtroppo, per esperienza come detto personale, possiamo dire che non è così.

Questo sito aveva raggiunto un ottimo posizionamento (primi 5 risultati con tutte le keyword) per una decina di articoli e guide, più vari altri nelle prime 10 posizioni. Dopo un aggiornamento all’algoritmo sullo spam di Google il sito è letteralmente sparito dai risultati, e i tentativi per riprendersi sono stati vari, ma anche per impegni personali non hanno dato risultati.

Non appena il tempo è stato maggiore però dopo un po’ di analisi abbiamo scoperto più di 2000 backlink di scarsissima qualità diretti al nostro sito. Su siti che non si aprono, installano virus, sono siti finti o palesemente non sicuri, ovviamente senza nessuna pertinenza. Tratteremo più nel dettaglio questo argomento in un articolo dedicato. In linea di massima però tieni presenti che i mezzi a tua disposizione per proteggerti da questo tipo di attacco non sono molti.

Intervenire contro i backlink tossici

Prima di tutto devi verificare il quantitativo e la qualità dei backlink che rimandano al tuo sito. Questo puoi farlo utilizzando degli strumenti online, partendo dal Search Console, fino a tools più completi come DebugBear o Ubersuggest. Entrambi offrono gli strumenti in versione gratuita e a pagamento. Dopo aver verificato che effettivamente il tuo sito ha backlink tossici puoi chiedere a Google di disconoscerli, tramite lo strumento dei link da rifiutare Disavow. Google stesso ti consiglia di usare prudentemente lo strumento, perché in teoria dovrebbe già filtrare queste pratiche scorrette e non penalizzarti.

Il nostro caso di backlink tossici

Ma questo non sempre è così, e anzi, nel nostro caso non ha palesemente funzionato facendo sprofondare Lo Fai Online nel posizionamento. Come facciamo ad averne la certezza? Perché casualmente quella decina di risultati che avevano conquistato in pianta stabile i primi 5 posti, sono i link più utilizzati nei backlink tossici.

Pensate, a un certo punto c’erano siti che ripubblicavano una guida di Lo Fai Online, e comparivano più in alto nella ricerca di Lo Fai Online stesso, che in alcuni caso non compariva proprio! Sembra una barzelletta, un paradosso, ma quando (in vari) ci si rivolge all’assistenza, le risposte sono cose tipo “il posizionamento non è garantito all’infinito”.

Il caso a livello mondiale

Negli ultimi mesi questo è capitato a molti siti, e basta fare una ricerca online, magari in inglese, per trovare decine di publisher attivi da decenni e con milioni di visualizzazioni che denunciano proprio tutto questo. Passati dopo un core update di Google da avere milioni di clic al giorno a poche decine. Tutto questo è circondato da una non troppo velata aura di mistero, tra chi sostiene a spada tratta la buona fede, e chi invece parla di faide interne tra settori, anche geografici.

Non è bello focalizzare l’attenzione su Google, perché non è l’unico motore di ricerca, ma almeno in Italia è usato come detto da circa il 97% della popolazione, quindi va da se che il suo algoritmo determini al 100% la riuscita o meno di un progetto online. Con questi metodi infatti, come pare essere dimostrabile, sono state tagliate le gambe a migliaia di siti, e alcuni non sono sopravvissuti.

Canale Youtube

Uno dei metodi più utilizzati per guadagnare sul web è senza ombra di dubbio il programma partner creators di YouTube. Una volta soddisfatti i requisiti di iscritti e tempo di visualizzazione si può richiedere la monetizzazione. Una volta che la monetizzazione è attiva bisogna fare molta attenzione a non violare le norme. Se si violano ripetutamente le norme, prima viene sospesa la monetizzazione, e poi eventualmente anche il canale YouTube.

Per quanto YouTube faccia il possibile per prevenire atteggiamenti fraudolenti, i tentativi di raggirare i suoi sistemi di sicurezza sono molteplici e sotto gli occhi di tutti. Un esempio? YouTube non consente di comprare iscritti, ma online trovi migliaia di siti che offrono proprio quel servizio, e milioni di creators li hanno utilizzati. Nel caso degli iscritti l’algoritmo definisce se è un iscritto vero in base a vari parametri, ad esempio se ha visto il video, e per quanto, o se ha interagito a sufficienza. Se stabilisce che sono stati comprati, li toglie. E se si continua ad acquistare iscritti, si violano le norme. Il che può portare alla penalizzazione del canale, che è molto difficile da togliere, ci vuole tempo e non è detto avvenga. Comprare iscritti per un canale, paradossalmente, potrebbe aiutarlo a far chiudere i battenti, quindi è normale sia già stato utilizzato da gente con pochi scrupoli per abbattere la concorrenza.

Un altro metodo per far penalizzare un canale YouTube è quello di coinvolgerlo in attività che violano le norme, ad esempio segnalando ripetute volte, e da vari profili, i contenuti, o inserendo commenti con link di spam, volgarità, o altri commenti non consentiti. In alcuni casi queste pratiche scorrette portano i creators a bloccare i commenti, e purtroppo a volte riescono anche nell’obbiettivo di far chiudere o comunque penalizzare il canale.

Recensioni negative

L’ultimo argomento che trattiamo riguarda le recensioni negative online. Questo riguarda soprattutto le attività, ma in realtà qualsiasi cosa può essere recensita su internet. Le recensioni online sono sempre più importanti perché ormai molte persone ci si affidano per decidere ad esempio se andare a mangiare in un posto o visitare un luogo. O anche per gli acquisti online, dove su varie piattaforme puoi vedere le recensioni dei clienti per ogni prodotto e decidere se fare l’acquisto.

Per quanto ci si possa affidare solo a siti riconosciuti e affermati, per citarne alcuni Trustpilot e Trip Advisor, purtroppo anche su questi in molti casi è possibile imbattersi in recensioni finte. Esistono infatti servizi online, a pagamento, che permettono di comprare recensioni positive. Spesso sono palesemente finte, ma altre volte possono sembrare vere. Se i siti lo scoprono, si viene penalizzati e sospesi.

Purtroppo queste recensioni possono essere comprate anche negative, per affossare l’attività o la reputazione di qualcun altro. Ma non solo. Senza arrivare addirittura a pagare per denigrare persone, questo è possibile farlo anche autonomamente creando profili falsi con cui commentare e dare cattive recensioni. I siti che ospitano il servizio tentano di aggiornarsi il più possibile per prevenire queste pratiche illecite, ma non è facile, e uno delle fonti migliori che possono avere per provare a intervenire sono le segnalazioni.

Per affrontare le recensioni negative false, l’unica cosa che puoi fare è segnalarlo al sito che ospita la recensione. Se verrà confermato verranno intraprese azioni come bloccare l’utente e l’ip da cui ha pubblicato. Questo però purtroppo può non bastare, e in tal caso bisogna ingegnarsi. Ad esempio commentando sempre le recensioni, o adottando iniziative informative sulla situazione, stuzzicando magari clienti felici a dare il loro contributo in positivo.

Consigli generali

In un mondo pieno di guru, anche del web, e soprattutto sul web, dare consigli non è facile. Soprattutto per un argomento così vasto e attuale, su cui ormai si muove letteralmente il mondo. Come sempre, anche se è banale, la prima arma a disposizione è la consapevolezza. Se so come mi possono attaccare, ho tempo per provare a organizzarmi, per sapere come rispondere e non farmi trovare impreparato.

Un consiglio generale è quello di denunciare la cosa. Non per forza, per lo meno non in casi che lo richiedono, alle forze dell’ordine, ma anche solo pubblicamente. Con un post, un video, un articolo. E poi devi attuare tutte le buone pratiche di cui abbiamo parlato in questo articolo, più varie altre che magari non conosciamo o non abbiamo citato.

Infine ricorda che nel caso in cui si parli di reati, e questo può avvenire senza che tu lo sappia, possono intervenire le forze dell’ordine, e nel dubbio saranno a tua disposizione per chiarimenti e informazioni.


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